Il pianoro Nord

Scavi 		in corso

L'insediamento della tarda età del Bronzo e della prima età del Ferro, attivo dal XII agli inizi del VII secolo a.C., appare concentrato sul pianoro nord e nell'area centrale.
Sul pianoro nord, convenientemente protetto a sud-ovest dalla c.d. acropoli, è stata individuata una lunga e stretta terrazza artificiale, orientata in senso est-ovest, che sfrutta i due filoni di roccia di base affioranti paralleli lungo il margine settentrionale della sommità della collina. La terrazza venne realizzata tramite lo sbozzamento del banco roccioso e il riempimento, con grandi quantità di terra mista a ossa e ceramica, dell'area tra i due affioramenti. Oggi su di essa sono visibili due unità a pianta rettangolare, l'Edificio 2 e l'Edificio 3, entrambe addossate alla roccia e costruite lungo il medesimo asse est-ovest. Va rimarcato a questo proposito che la pianta assiale è prediletta a Creta in siti disposti su pendii scoscesi, laddove cioè gli assi e la viabilità erano obbligati.

Qui inoltre la roccia appare largamente usata a fini architettonici.

Il margine della terazza artificiale
La ricostruzione degli edifici sulla terrazza artificiale del pianoro nord resta comunque lacunosa poiché i margini della terrazza artificiali, individuati in un saggio aperto a nord-est nel 1999, appaiono mozzati, e dunque nell'area immediatamente a nord degli edifici 1 e 2 si deve ipotizzare il crollo sia della terrazza sia degli eventuali edifici costruiti su di essa.
L'indagine georadar effettuata nel 2003 ha comunque ampliato i confini dell'area indagata dell'insediamento tramite l'individuazione di una serie di strutture murarie sepolte (THKplus2005).
La fase più antica dell'insediamento risale al TM IIIC antico. Resti relativi a tale fase cioè focolari e piani d'uso poggianti su livelli di riempimento, sono stati individuati nel 2003 sotto il vano occidentale dell'Edificio 3. Essi risultano spianati per la costruzione, successiva, dell'edificio.
All'estremità orientale del pianoro nord, sul declivio articolato della roccia naturale, in pendio da sud verso nord, sono state isolate grandi fosse circolari, adibite a scarico di rifiuti, e resti di opere di terrazzamento che appaiono finalizzate
a sostenere edifici di grandi dimensioni. Di fatto, immediatamente a sud, di essa sono stati individuati i resti di due grandi vani rettangolari, relativi a due strutture parzialmente sovrapposte, entrambi destinati alla conservazione di derrate. Dal livello di distruzione del piano pavimentale dell'edificio più recente, denominato B1, il muro sud del quale é stato messo in luce per una lunghezza massima di m. 8,50, provengono una serie di vasi, anche di notevoli dimensioni, databili tra la fine dell'VIII e gli inizi del VII secolo a.C.. Tale distruzione appare coeva a quella individuata nell'Edificio A1 sul pianoro meridionale. Le strutture in questione, le cui dimensioni sembrano far escludere che esse facessero parte di unità abitative di carattere privato, appaiono di notevole importanza ai fini della ricostruzione della città di età geometrica, la cui fisionomia sembra profilarsi in termini monumentali.
Pianoro Nord, estremità orientale: in primo piano fosse di scarico; sullo sfondo l'Edificio B1
Edificio B1: resti di grandi vasi da immagazzinameno in situ
Quanto all'estensione dell'insediamento sul pianoro nord, i risultati dell'indagine georadar effettuata sulla Kephala nel 2003 indicano che esso doveva probabilmente estendersi a nord e a ovest degli attuali limiti di scavo.

Al Tardo Minoico IIIC iniziale si data infine l'impianto dell'Edificio 1 che poggia quasi per intero sul banco roccioso a ridosso del pianoro nord, e che sembra strettamente connesso al fenomeno delle fosse rituali.

L'edificio 2

Al TM IIIC avanzato si data l'impianto dell'Edificio 2, costruito all'incirca al centro del pianoro e rimasto in uso almeno fino al PG avanzato (D'Agata 1999b; D'Agata 2003b). L'edificio risulta costituito di un vano rettangolare addossato alla roccia a sud, lungo uno dei lati lunghi, e da un'area di servizio, probabilmente scoperta, che lo fronteggia ad ovest. Ancora nell'ambito del TM IIIC, il vano viene diviso in due da un muro di andamento nord-sud. All'interno i pavimenti erano di terra battuta mista a calcrete. L'accesso avveniva tramite una porta collocata fuori asse su uno dei lati breve, ad ovest. L'area di servizio era parzialmente lastricata, e a tal fine inglobava anche un grande blocco di roccia affiorante, spianato. All'interno di tale area sono stati individuati focolari.

Fosse di scarico probabilmente relative all'Edificio 2 sono visibili immediatamente a est di esso (42, 43, 44) mentre le fosse 49, 50, 51, scavate nel banco roccioso a sud, sono state trovate vuote.

Edificio 3

L'Edificio 3, posto all'estremità occidentale del pianoro, venne impiantato nel corso del SM. Addossato alla roccia lungo il lato settentrionale, esso consta di due vani, il Vano Occidentale e il Vano Orientale, il primo costruito ad un livello notevolmente più alto del secondo, probabilmente per sfruttare il piano offerto dal sottostante banco roccioso — in netto pendio da ovest verso est — che qui affiora già alla base dei muri perimetrali orientale e meridionale del vano stesso. Nel Vano Orientale sono stati individuati una serie di apprestamenti di carattere funzionale, e cioè: una fossa per rifiuti all'angolo sud-ovest, che conteneva una grande quantità di materiale organico (ossa animali, ceneri e carboni); una grande lastra calcarea all'angolo nord-ovest; un ripiano in argilla cruda addossato al muro perimetrale meridionale.

Tra i materiali recuperati nello strato di crollo del Vano Orientale, strato spesso più di m. 1,00, va segnalato il grande pithos THK02/338 ricomponibile per circa un terzo, il quale al momento del crollo stava probabilmente collocato sulla lastra all'angolo nord-ovest del vano.

Al Vano Occidentale sembra invece possibile assegnare una funzione di rappresentanza a giudicare in primo luogo dalla presenza di almeno una base di colonna lungo l'asse nord-sud, e a sua volta in asse con una porta aperta al centro della parete sud la quale consentiva la comunicazione con la terrazza dell'insediamento.
Ricostruzione dell'Edificio 3
Edificio 3 lastra all'angolo n-o del vano occidentale
Edificio 3 base di colonna nel Vano Orientale
Pithos THK02/338 dal Vano Occidentale dell'Edificio 3

Dal livello pavimentale nell'area nord-est del vano proviene l'eccezionale cratere fittile THK02/1.
Dallo stesso livello proviene anche l' amphoriskos THK95/1rinvenuto nel 1995 (Rocchetti, Prokopiou, D'Agata 1995) su un lembo di pavimento conservato all'angolo sud-est del vano. Sulla base dell'analisi preliminare della grande quantità di materiali recuperata, la più antica fase di distruzione dell'edificio deve essere assegnata ad una fase iniziale del Protogeometrico antico, che in termini cretesi corrisponde agli inizi del X secolo a.C. A tale data va assegnata anche la chiusura della cisterna 922, struttura profonda m.1,80 scavata sul banco roccioso a sud-est dell'edificio, da cui proviene lo skyphos THK03/229.

A seguito della violenta distruzione dell'edificio soltanto il Vano Occidentale continuò a vivere come tale, ospitando tra l'altro un grande focolare di forma quadrata che viene ad occupare grosso modo l'area centro orientale della stanza. Al contrario, sfruttando come riempimento lo spesso crollo dei muri perimetrali, il Vano Orientale venne livellato alla quota del Vano Occidentale e trasformato in area aperta in uso almeno fino all'VIII secolo a.C., probabilmente anche in connessione con due forni costruiti sul banco di roccia a settentrione. Nel corso di tale sistemazione venne probabilmente costruita anche la cisterna 583 e la piattaforma che lo circonda, che forse inglobava anche il lastricato 716 ad est
di esso.